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A Biagi la medaglia d'oro della Milano "per bene"

LA CONSEGNA È AVVENUTA GIOVEDì 15 AL CIRCOLO DELLA STAMPA DI MILANO      

Una serata di grande umanità e affetto, come sarebbe piaciuta a lui  

  di Andrea Riscassi 

15 gennaio 2009 - Una serata come la voleva lui. E per questo vi diciamo grazie. E’ il messaggio che arriva dalla famiglia di Enzo Biagi e dagli amici più stretti. C’erano tanti, ieri sera, al Circolo della stampa di Milano per ricordare Enzo. Ognuno con un ricordo o un aneddoto diverso. L’iniziativa era nata sulla piazza virtuale di internet. Sul social network di facebook circa un mese va era stata lanciata l’idea che, in tempi rapidi, si è realizzata.

Un’iniziativa sobria e assolutamente priva di polemica contro chi, dalla maggioranza di Palazzo Marino, aveva negato la grande medaglia d’oro alla memoria di Enzo. Anzi, come ha detto Michelino Crosti – a lui si deve l’idea della serata – è bene ringraziare quei consiglieri di centro-destra per quella scelta, poiché hanno permesso alla Milano “per bene” di ricordare Enzo e di trasmettere questo grande affetto in modo libero e straordinario.                   

Nessuna polemica ma la certezza che Enzo, ieri sera, avrebbe riconosciuto come sua la Milano che era al Circolo. Interventi brevi, aneddoti, ricordi, letture di Maurizio Trombini (la voce de Il Fatto) di articoli e pagine dei libri scritti da Enzo. Poi i ricordi personali e brevi degli amici. Loris Mazzetti, amico e collaboratore, lo ha ricordato convinto che il partigiano Biagi oggi sarebbe a fianco di Vassallo, Scalfaro e Ciampi nel difendere i valori della Costituzione nata dalla resistenza e a contrastare chi oggi vorrebbe equiparare i repubblichini di Salò ai partigiani.

Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 ha posto l’accento su quanto per Enzo fossero importanti le persone che lavoravano con lui e quanto spazio desse ai giovani. Una serata che idealmente, sosteneva Giulietti, è dedicata a chi continua a fare questo lavoro nell’invisibilità quotidiana, nei territori di frontiera, sotto la minaccia delle mafie. Ferruccio De Bortoli non ha potuto fare a meno di ricordare come la memoria di Enzo Biagi resta incancellabile, nonostante qualcuno abbia provato a farlo in ogni modo, sia durante la sua vita che dopo la sua morte.

Ma come si fa a raccontare in poche righe i sentimenti, l’affetto, e la gratitudine che emergevano da ogni intervento, da ogni messaggio dei tanti che su facebook hanno scritto da ogni parte d’Italia?

E’ il segretario della Cgil regionale Baseotto a ricordare Enzo attraverso un articolo che il giornalista scriveva sul tema dei morti per lavoro. Gianclaudio Schiavi attraverso un pezzo di cronaca di Enzo, riesce a far capire chiaramente a tutti come lui fosse innanzitutto un cronista. Volle scrivere un pezzo di cronaca su un fatto di nera accaduto a Milano. “Non ce ne è per nessuno, non c’è gara” dicevano i cronisti milanesi il giorno successivo dopo aver letto il pezzo di Enzo Biagi. Erano solo 8 anni fa, Enzo aveva 80 anni e sentiva l’esigenza di fare quello che aveva fatto per una vita intera: raccontare l’Italia più diversa: quella dello sviluppo e quella della povertà, quella dei fatti di nera e dei grandi reportage.                                     

Quell’Italia Enzo l’aveva girata e raccontata tutta, ma c’era sempre qualcosa in più o di nuovo da raccontare.  Era l’impegno della sua vita, da quando realizzò i servizi sul Polesine alle ultime interviste di RT. Passando poi per i momenti bui in cui qualcuno gli negò quel diritto o pretendeva che lui raccontasse verità parziali. E allora lui rispose dicendo: “meglio essere cacciati per avere detto qualche verità che restare a costo di certi patteggiamenti”.             

C’è commozione crescente quando Trombini legge, di fronte ad una platea silenziosa, le pagine del libro in cui Enzo si rivolge a Lucia, compagna di vita. La moglie è scomparsa da poco. In prima fila si commuovono le nipoti, al tavolo della presidenza le figlie. E’ normale… ma non se ne vergogna nessuno, non è intimità violata. Per un attimo in sala è come se ci fosse un’unica famiglia. Ciao Enzo, le immagini scorrono sul grande schermo dietro la platea.

Andrea Riscassi, la giovane Giulia Cusumano e Michelino Crosti consegnano la targa a Carla e Bice (impressa c’è anche la medaglia d’oro con l’effige di Sant’Ambrogio). I fotografi scattano, la gente applaude. Tu da una foto guardi dall’alto in basso sornione. Poi ne appare un’altra: sei tu abbracciato a Montanelli e state sorridendo scambiandovi qualche battuta. Forse, da qualche parte, è davvero così!  

 

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