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Manifestazione a Venezia e assemblea a Rovigo

DDL ALFANO:  GENTE COMUNE   INSOFFERENTE DELLA LEGGE BAVAGLIO

di Ugo Dinello

25 giugno 2010, Venezia - Una giornata che ha fatto bene al nostro morale. Tra flashmob e assemblee  abbiamo ripreso in poche ore fiducia sul reale grado di insofferenza della  "gente comune" vero la legge bavaglio.

Perché se a Rovigo il coordinamento dei colleghi precari  Refusi, il sindacato, l'ordine e l'Unci del Veneto avevano preparato una serata  per discutere e sentire il polso della situazione nella provincia, poche ore  prima siamo stati spiazzati da un flashmob, una mobilitazione lampo organizzata  da un gruppo di ragazzi a Venezia.

 Un vero e proprio lampo nella notte dopo le martellanti  dichiarazioni sulla "difesa della privacy" esternate dall'attuale governo. La  conferma della manifestazione volante a Venezia era arrivata poche ore prima,  grazie a una segnalazione su Facebook. Abbiamo subito preso contatto per capire  se poteva essere la nascita di un'ulteriore collaborazione e, una volta appurato  che, non solo eravamo ben accetti ma anzi ci trovavamo di fronte a persone ben  conscie di ciò che stavano facendo, organizzate e pronte a darsi da fare, ci  siamo fiondati, vedendo la manifestazione fiorire sul piazzale della Stazione,  coinvolgere turisti, viaggiatori e pendolari che, nonostante la stanchezza,  hanno applaudito, accettato il volantino e scattato parecchie foto alla  sessantina di manifestanti comparsi dal null alle 18 in punto, ognuno con un  bavaglio sulla bocca e dei volantini in mano con la scritta: "No alla legge  bavaglio".

Poi la sera, di corsa a Rovigo per discutere assieme a  Nicola Chiarini, Enrico Ferri, Daniele Carlon e Martina Zambon del futuro del  diritto a essere informati in Italia. E la preparazione, la preoccupazione, la  voglia di gridare il proprio malcontento espresse da padri e madri di famiglia  per lo scippo di un diritto faticosamente guadagnato e ora alla mercé dei  politici, tutta questa tensione ha fatto molto bene al nostro morale, come ha  sintetizzato bene Enrico Ferri: "State molto più avanti di noi giornalisti".

Perché in piazza continuo a vedere pochi colleghi.

Mentre le piazze sono piene di persone che lottano contro  le ingiustizie, per un diritto inalienabile come quello all'informazione, per un  pilastro della democrazia com'è la libertà di stampa. Tante persone che offrono  faccia, tempo e specialmente idee. E che guardano a molti di noi per avere una  conferma, uno spunto, talvolta una speranza che valga veramente la pena lottare  per la nostra libertà di informare senza multe o galera e la loro libertà di  essere informati.

Mi domando e vi domando: i colleghi hanno capito il compito  cui siamo chiamati?

 

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