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Il ddl sulle intercettazioni punta ad impedire l’informazione corretta, completa e tempestiva

IL PRESIDENTE DELL’UNCI ALLA MANIFESTAZIONE DEL  PANTHEON

29 settembre 2011 - Nel  1992 la Procura di Milano aprì un’inchiesta sul Pio albergo Trivulzio dando il  via all’inchiesta nota a tutti come Mani Pulite. Poco dopo alla Camera vennero  presentati undici proposte di legge che, nel tentativo di impedire che i  cronisti riferissero cosa stava venendo alla luce, prevedevano tra l’altro  condanne al carcere da sei mesi a dieci anni. Quelle proposte vennero unificate  in un solo testo da Giuseppe Gargani, allora responsabile per la giustizia della  Dc. L’Unione Cronisti fu la prima a reagire, tra l’altro organizzammo a Stresa  un convegno a cui invitammo il sostituto procuratore Di Pietro assieme a molti  altri magistrati. Il disegno di tenere all’oscuro i cittadini di cosa stesse  accadendo fu bloccato.

Gli anni di Mani Pulite hanno fatto pensare che l’idea di  abolire il diritto-dovere di cronaca, specie sull’informazione giudiziaria,  fosse definitivamente caduta. Invece nel 2005 il Guardasigilli Castelli presentò  un disegno di legge che venne bloccato. Nel 2006 fu il ministro della Giustizia  Mastella a mettere a punto e presentare alla Camera un testo di legge molto  restrittivo: fu approvato praticamente all’unanimità. Le diffuse reazioni, in  primo luogo nostre, e alcune circostanze politiche impedirono l’approvazione in  Senato. Due anni fa è toccato al ministro Alfano, la lunga battaglia che abbiamo  condotto contro la sua proposta l’ha fatta arenare in Parlamento. Adesso ci  riprovano con un testo di legge che non ha neanche un nome, l’attuale ministro  Nitto Palma non l’ha voluta neanche firmare. Perchè se ne vergogna, mi  suggeriscono.

Comunque il senso di questa rievocazione è chiaro: i  politici cercano da sempre, in tutti i modi, di impedire che i cronisti scrivano  o raccontino quello che avviene. Il tentativo sulla questione intercettazioni è  stato bloccato molte volte, confido che ci riusciremo anche questa volta. Certo  dovremo ripetere manifestazioni come questa e anzi farne molte altre in tutto il  paese.

Perchè deve essere ben chiara la questione del  diritto-dovere di cronaca. Il diritto di sapere è del cittadino, la Costituzione  glielo attribuisce perchè solo essendo informati si può giudicare e decidere. Il  dovere è dei giornalisti di riferire gli avvenimenti in modo corretto, compiuto  e tempestivo. I cittadini cioè hanno il diritto di essere informati senza  distorsioni e senza omissioni. E subito, non dopo dieci anni.

 

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Quaderno sul Ddl Alfano

 

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