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Premio Regionale Cronisti Guido Vergani 2009

Sabato 7 novembre, nel salone Napoleonico del Circolo della Stampa di Milano, sono stati premiati i vincitori del Premio Regionale Cronisti Guido Vergani 2009 indetto dal Gruppo Cronisti Lombardi. Pubblichiamo i nomi dei vincitori e le motivazioni.

                                         Premi Speciali

Targa dell’Associazione Lombarda Giornalisti al mensile Mag, allegato del quotidianoLa Provincia di Como

C’è un tempo per la cronaca e uno, più lento e fluido, per il racconto. C’è la metrica del fatto e quella, più rotonda ma non meno incisiva, più leggera ma non meno precisa, dell’approfondimento e del ricordo. A “La Provincia di Como” provano a raccontare la storia e le meraviglie di un territorio, la saggezza e la imprenditorialità della sua gente, le perle ancora nascoste di un lago oggi così famoso, liberando le penne del quotidiano, senza mai rinunciare però al rigore. La redazione lo sta facendo su un mezzo inedito, un mensile patinato e illustrato, sfidando i pregiudizi e le difficoltà di fare in grande cose piccole quanto preziose. Il risultato sono i primi 13 numeri di un periodico che può tracciare il futuro per la stampa dei campanili.

Targa dell’Unione Province Lombarde, alla Redazione della Cronaca di Milano diCronacaQui 

Quando il cittadino è il vero datore di lavoro del giornalista. Quando la cronaca “sulla strada” diventa il motore della vita di un quartiere, di una metropoli. Quando i problemi si denunciano e, dopo averli sviscerati, spesso si risolvono. E’ il caso della redazione milanese di CronacaQui, i cui cronisti non amano la scrivania ma il contatto con la gente comune. Che può diventare a sua volta cronista, dato che il giornale offre a tutti l’opportunità di fregiarsi del titolo di “Citizen Reporter”: l’importante è essere bravi a fiutare le notizie. La forza comunicativa degli articoli è di sprone ad abbandonare un giornalismo paludato e timoroso delle istituzioni, mentre il loro contenuto traccia la strada verso una informazione più semplice e diretta ma sempre rispettosa dell’individuo e della verità dei fatti. 

Sezione Radio, TV e Web

Segnalazione (targa Gruppo Cronisti Lombardi) ad Annalisa Corti e Paolo Andriolo diTelelombardia per il servizio “Caorso Warning Zone” sulla ex centrale nucleare di Caorso e sul trasferimento delle barre radioattive in Francia per lo smaltimento

Fu costruita negli anni Settanta senza spargere allarme tra i cittadini di Caorso, i quali si erano convinti che quel monumentale edificio al confine tra Lombardia ed Emilia Romagna fosse una fabbrica di biscotti. Invece era una centrale nucleare. Ma ebbe poca vita: fu chiusa nel 1986 e mai più riavviata in seguito al referendum del 1987 con cui l’Italia mise al bando i neutroni. Annalisa Corti e Paolo Andriolo raccontano in un lungo reportage la storia della sua lenta agonia: a distanza di oltre vent’anni la dismissione dell’impianto non si è ancora conclusa e ora paradossalmente coincide con un dibattito politico orientato a ridiscutere lo slogan “No Nukes” per pianificare nuove fonti di energia pulita. Intanto a Caorso il materiale radioattivo viene portato fuori dalla centrale in giorni stabiliti affinché venga smaltito all’estero. Mentre i camion passano, le strade si svuotano e la gente li osserva da lontano, sempre con il timore che accada qualcosa. Amarcord, dettagli tecnici, scene di vita quotidiana dentro e fuori la centrale: un affascinante viaggio nei segreti di un gigante disarmato, che potrebbe svegliarsi da un momento all’altro.

Segnalazione (targa della Giunta Regionale Lombarda) a Raffaella Calandra di Radio 24 per il servizio “Milano-San Luca: le strade dei soldi della ‘drangheta” sulle infiltrazioni mafiose a Milano e Provincia

La capitale degli affari soffre di un’infezione sottotraccia che molti si ostinano a non vedere. La malavita organizzata che negli anni ’60 sembrava assestata nei quartieri periferici e poveri, oggi si è radicata nei gangli sociali ed economici, sotto la bandiera vincente e silenziosa della ‘ndrangheta’. Raffaella Calandra ricostruisce la geografia delle cosche alla vigilia dell’esplosione del business collegato, ma non solo, a Expo 2015. Segnali inquietanti che rischiano di passare inosservati, quando non ignorati dalle stesse autorità. Per scoprire, un giorno, che Milano è diversa da quella città che abbiamo sempre creduto e ammirato.

Terzo Premio (500 euro e targa Comando Carabinieri Lombardia) a Elisabetta Reguitti di quiBrescia.it

Il web non è solo un calderone straboccante di informazioni superficiali e senza controllo ma può essere anche un luogo protetto dove si può dare prova di buon giornalismo. L’inchiesta-denuncia di Elisabetta Reguitti racconta il dramma di cinque bambini che hanno la colpa di essere nomadi nati in Italia e ai quali il sindaco di Chiari, in provincia di Brescia, nega la residenza benché vadano tutti regolarmente a scuola. Pubblicata sul giornale telematico, questa storia apre un immediato dibattito non solo tra le istituzioni locali ma anche tra i cittadini che hanno la possibilità di intervenire con i loro commenti. Sarebbe stato facile assecondare la deriva colpevolista che solitamente caratterizza il dibattito sui nomadi oppure galleggiare sulla superficie della notizia: invece la giornalista ha preso a cuore la sorte dei cinque piccoli “fantasmi” raccontando in più puntate come vivono e come per la loro giovane età sarebbe giusto che vivessero. Ha scritto sul web che negare loro la residenza è una discriminazione, anche a costo di essere impopolare.

Secondo premio (1000 euro e targa Unione Nazionale Cronisti Italiani) a Claudio Moschin per il servizio “Evadere con la lettura”, trasmesso dalla Radio Televisione della Svizzera Italiana, dedicato all’attività della Biblioteca del carcere di Bollate

“Papillon” e “Il Conte di Montecristo”: sono i libri preferiti dai detenuti del carcere di Bollate e questa forse non  è una novità, visto che in entrambi i romanzi si racconta di rocambolesche evasioni. La vera sorpresa è che agli uomini confinati dietro le sbarre piace tanto la poesia. Si divertono a leggere i versi ad alta voce, recitandoli con impegno nonostante le difficoltà di pronuncia in italiano. La telecamera di Claudio Moschin entra nella ricca biblioteca (sedicimila volumi) di uno degli istituti di pena più all’avanguardia in Italia e d’un tratto si dimentica che tra gli attori potrebbero esserci ladri, spacciatori, assassini. Si scopre così l’altra faccia di chi si è macchiato di crimini, anche se il servizio giornalistico non indugia sul contrasto tra “cattivi” e letteratura bensì fa emergere la bontà di un progetto culturale che unisce il mondo dei liberi e quello senza libertà: sono frequenti le donazioni di volumi alla biblioteca del carcere e altrettanto le visite dei suoi ospiti. Per chi sta dietro le sbarre il libro diventa l’occasione di evadere. E, per chi sta fuori, l’occasione di riflettere: spesso chi ha sbagliato non rimane cattivo a vita.

Primo Premio (2000 euro e medaglia d’oro Camera di Commercio Milano): ad Alessio Lasta di Tele Lombardia per il servizio “Parking Here” sui lavori infiniti e i danni all’economia di quartiere provocati dai ritardi nella costruzione dei parcheggi sotterranei a Milano

Parlare dei parcheggi o dei lavori in corso a Milano può suscitare due reazioni. Indifferenza, perché tanto ai disagi siamo abituati. Oppure indignazione, perché non è giusto abituarsi ai disagi se questi ultimi possono essere evitati. Alessio Lasta ha trovato la giusta intonazione, con determinazione investigativa ed evitando la retorica della denuncia da giornalista “sul fronte”, per affrontare due casi emblematici: i cantieri per la costruzione del parcheggio di piazza 25 Aprile e quello della darsena. Parlano cittadini, commercianti, costruttori, amministratori e sono anche ipotizzate singolari spiegazioni sul perché i lavori vanno a rilento: ad esempio, la collocazione dei tabelloni pubblicitari intorno ai cantieri, tanto più efficaci quanto è prolungata la loro esposizione. Immagini fuori dai soliti schemi, testimonianze di istituzioni e gente comune, racconto preciso e circostanziato e ritmo serrato, fanno di questa inchiesta un modello da seguire per l’informazione locale televisiva

Sezione carta stampata

Segnalazione (targa del Comando Regionale Lombardia della Guardia di Finanza) aMassimiliano Chiavarone di Libero e Visto

Riti di sangue, Bibbia, Hip Hop: a Milano accadono storie di un altro mondo, dove spietate gang diventano la “famiglia” di giovani latino-americani sradicati dai loro Paesi d’origine. Talvolta sono vere e proprie germinazioni in terra meneghina di organizzazioni criminali. Sotto la lente d’ingrandimento di Massimiliano Chiavarone la guerra metropolitana con coltelli e spranghe svela la sua vera identità e assume il nome di Latin Kings, Ms 13, Comando, 18. La testimonianza di un ragazzo ecuadoriano ucciso perché, uscito dal carcere, voleva salvare i minorenni lasciati allo sbando, dimostra la spietatezza di alcune gang. Ma anche l’esistenza di gruppi giovanili dal volto buono: tra gli ex fuorilegge sudamericani c’è chi si impegna a promuovere progetti di natura sociale e culturale. Con la sua inchiesta il giornalista si è immerso in una realtà non facile, disagiata, riuscendo a conquistare la fiducia dei suoi interlocutori e facendo emergere quello che di solito non finisce sulle prime pagine dei giornali a meno che non venga versato del sangue.

Segnalazione (targa Gruppo Cronisti Lombardi) Sandro de Riccardis di Repubblica per l’inchiesta “Io cavia nel call center a 4 euro l’ora” sul lavoro precario in un call center di Assago

Una settimana da impiegato in un call center per raccontare dall’interno le aspettative, le storie, le ambizioni e i fallimenti della generazione cresciuta nel “mito” (propinatole da economisti e politici) del precariato. Contratti, quando esistono, ingannevoli, salari da schiavi moderni, riduzione della persona a mero strumento di profitto. L’inchiesta di Sandro de Riccardis, puntuale cronaca del mondo dell’impiego giovanile a Milano, farà scattare l’indagine dell’Ispettorato del lavoro e quella del Garante della privacy.

Premio speciale “Sulla strada” (targa Fondazione Cariplo) a Giovanni Scarpa de La Provincia Pavese

«Scritte sui muri, posti a sedere sudici, rifiuti sparsi. Ci vuole un bello stomaco ad entrare….». Invece il giornalista ha avuto lo stomaco di entrare. Dove? Nelle sale d’aspetto delle stazioni ferroviarie sulla linea Pavia-Codogno-Cremona-Mantova, frequentate ogni giorno da migliaia di pendolari eppure lasciate in balìa dei vandali e dell’incuria. E se c’è la grande nevicata bisogna ringraziare il barista generoso, altrimenti la coltre di ghiaccio rischia di durare fino all’estate. Il viaggio di Giovanni Scarpa attraverso le stazioni rende giustizia ai piccoli grandi disagi del cittadino, ai quali quasi non si bada più per abitudine, trattandoli con lo stesso rispetto e accuratezza di un grande evento. E’ l’inno a un giornalismo di servizio, senza fronzoli eppure utile: uno stimolo per non perdere mai di vista le notizie che riguardano la vita della gente comune.

Terzo premio (500 euro e targa Comune di Milano): Andrea Galli de Il Corriere della Sera

«Siamo vacche da mungere». Le parole di Tamara dipingono il lato oscuro dell’esercito delle badanti ucraine a Milano. Mentre loro, qui, si immolano per non far esplodere la bomba sociale degli anziani non autosufficienti, a migliaia di chilometri le famiglie alimentate da tanto sacrificio si sfasciano: mariti alcolizzati, figli abbandonati al vizio precoce e alla criminalità da strada. Andrea Galli ha superato gli stereotipi e le frasi fatte, andando di persona a scoprire L’Viv, il villaggio senza mamme, senza zie e senza più nonne: partite tutte da molto lontano per sconfiggere la miseria, al ritorno troveranno solo le macerie di un sogno andato in pezzi. Il reportage precorre, con l’impietosa forza dei fatti, il bilancio drammatico di un esodo contemporaneo

 Secondo premio (1000 euro e targa Ordine dei Giornalisti Lombardia): Marco Ratti del mensile Club 3 per il servizio inchiesta “AAA affittasi a malati”  

 I malati di cancro e i loro parenti sono le vittime ideali per gente senza scrupoli alla ricerca di guadagni facili. Gli sciacalli lo sanno e li attendono a pochi passi dall’ospedale, luogo perfetto per trovare prede deboli e indifese e convincerle che hanno bisogno di aiuto. Comincia così l’inchiesta giornalistica che svela l’esistenza di uno squallido business degli affitti di cui sono vittime i parenti dei malati in cura all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. La ricchezza di informazioni offerta al lettore denota una grande capacità di ascolto ai bisogni della gente comune: con lucidità e senza farsi tentare dal facile pietismo Marco Ratti ha compiuto una delle più impegnative missioni del giornalismo: scavare nel profondo la realtà quotidiana.

Primo premio (2000 euro e targa della Banca Popolare di Lodi e targa della Presidenza del consiglio regionale della Lombardia) : Gisella Roncoroni, de La Provincia di Como

Tre giri del mondo in dieci mesi. Se l’efficienza si misurasse in chilometri, gli assessori dell’amministrazione provinciale di Como sarebbero un modello di spirito di servizio, o forse di spirito di avventura. Ma dentro quella frenesia di movimento non è tutt’oro ciò che luccica, soprattutto attraverso i rimborsi spese del vicepresidente della Provincia. La giornalista decide di indagare sotto il livello del battistrada, scoprendo trasferte mai fatte e pendolari immaginari. La Procura avvia un’inchiesta e l’amministrazione provinciale le verifiche contabili, mentre ilvicepresidente attacca la stampa nemica. Dieci mesi dopo sarà lui stesso a chiedere di patteggiare la condanna per truffa e a dimettersi dalla carica pubblica, nel frattempo diventata quella di vicesindaco di Como. Lavorando su fatti certi e documenti genuini, Gisella Roncoroni incarna e sublima le qualità del cronista: ricerca e analisi per arrivare a una verità non prefabbricata.

                                                Vita di Cronista

I premi “Vita di Cronista”  (targhe del Gruppo Cronisti Lombardi) sono stati assegnati, dalla Giunta del Gruppo Cronisti Lombardi,  a

Roberto Costa, già caporedattore della sede Rai di Milano

Se ci fosse una definizione cavalleresca, Roberto Costa potrebbe essere definito un moschettiere del giornalismo: combattivo, tenace, romantico, ma soprattutto capace di colpire e andare sempre a segno. La sua lunga carriera nei telegiornali e ai vertici della Rai testimonia un percorso di successi senza cadute di stile o di vanità, alla ricerca della notizia e dell’approfondimento. Resta per i giovani cronisti un modello di giornalismo, fatto di passione, di competenza e di spirito di servizio.

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Paolo Chiarelli, del Corriere della Sera

Cresciuto nella scuola dei grandi cronisti di nera del Corriere della Sera, dopo trent’anni di professione è diventato egli stesso un pezzo di storia degna di essere scritta in un’enciclopedia per giovani neristi. Il suo percorso giornalistico è andato di pari passo con l’evoluzione della criminalità milanese, dai boss della ‘ndrangheta al terrorismo, gloriosa testimonianza di un’epoca in cui i quotidiani si contendevano i lettori puntando sul racconto minuzioso e denso d’atmosfera dei cronisti di nera. Era un giornalismo che non ammetteva sbavature, testimonianze urlate, dettagli inflazionati. Paolo Chiarelli è stato generoso con i giovani così come i suoi maestri lo erano stati con lui, alimentando un vivaio nel quale sono cresciuti colleghi diventati noti al grande pubblico. Una caratteristica: è instancabile. Pur potendo approfittare dei gradi conquistati negli anni, ad esempio, non ha mai disdegnato di andare sul posto per prendere appunti. Neanche la pensione lo ha trattenuto, spingendolo invece a incrementare il suo impegno sindacale per la categoria con la stessa onestà e umiltà di quando era un giovane nerista.

Premio Speciale della Presidenza dell’Unione Nazionale Cronisti (lingottino d’argento Unci) aRenzo Magosso

Magosso ha raccontato ai lettori di Gente, basandosi su un’intervista con il protagonista, che un sottufficiale dei Carabinieri aveva informato due capitani del fatto che fosse in preparazione un attentato contro Walter Tobagi sei mesi prima dell’omicidio. Il sottufficiale ha anche riferito che la sua  fonte gli aveva fornito i nomi degli assassini che uccisero il giornalista del Corriere della Sera. Per aver fatto correttamente il suo lavoro di cronista, apprendere una notizia, verificarla, riferirla, Magosso è stato condannato in primo grado. La sentenza è stata confermata in appello senza che i giudici siano entrati nel merito della questione e abbiano valutato l’importanza dei nuovi elementi forniti dalle rivelazioni del sottufficiale. Alcuni anni fa diversi cronisti del Corriere Mercantile e del Secolo XIX furono condannati per aver pubblicato l’identikit di uno stupratore che  a Genova aveva violentato una ventina di ragazze e che riusciva sempre a sfuggire all’arresto. Come nel caso di Genova, anche in questo di Magosso i tribunali non hanno considerato che compito del cronista è quello di apprendere e informare. Magosso lo ha fatto seguendo le norme della professione e della sua deontologia. Il lingottino dell’Unci premia un cronista che ha lavorato correttamente ed è di buon auspicio perchè, come nel  caso di Genova, il successivo grado di giudizio lo assolva da ogni addebito.

 

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Quaderno sul Ddl Alfano

 

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Libro Giornata della Memoria