ALESSANDRO GALIMBERTI: L’EMARGINAZIONE CULTURALE E SOCIALE DEI GIORNALISTI, UN “FILM PERICOLOSO” GIA’ VISTO 40 ANNI FA
Il presidente dell’Unci ha concluso i lavori dell’XI^ Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo che si è svolta a Venezia. Sono intervenuti Federica Angeli e Paolo Borrometi, il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti ed il presidente dell’OdG Carlo Verna
Nella suggestiva cornice del teatro La Fenice di Venezia, si è svolta l’XI Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, manifestazione promossa dall’Unione nazionali cronisti italiani (Unci) e organizzata assieme al Sindacato dei Giornalisti del Veneto e all’Ordine dei giornalisti del Veneto. Vi hanno partecipato il presidente nazionale dell'Ordine dei Gioirnalisti, Carlo Verna, ed il presidente della Federazione nazionale della stampa, Giuseppe Giulietti. Ha concluso i lavori il presidente nazionale dell'Unci, Alessandro Galimberti. Nel corso della Giornata della Memoria sono stati ricordati anche i giornalisti feriti in attentati ad opera della criminalità organizzata e di formazioni terroristiche tra cui il veneto Antonio Garzotto, cronista di giudiziaria del “Mattino di Padova” che all’epoca era in forza alla redazione padovana del “Gazzettino”. Garzotto venne gambizzato dai terroristi dell’Unione comunisti combattenti il 7 luglio 1977 ad Abano Terme in provincia di Padova.Nel pomeriggio del 2 maggio sempre a Venezia, i cronisti hanno ricordato la guardia giurata Franco Battagliarin davanti a Ca' Faccanon, ex sede del quotidiano Il Gazzettino, a Rialto, che costituì l’obiettivo degli attentatori. Aveva 49 anni Battagliarin, il 21 febbraio 1978, quando fu ucciso dall’esplosione di un ordigno. Giulietti, Andolfatto e Zingales per la Fnsi, per il Sindacato dei Giornalisti del Veneto e per l’Unione cronisti hanno ricordato il sacrificio di Battagliarin e deposto un cuscino di fiori sul luogo dell’attentato.
Ad apertura dei lavori, introdotti da Monica Andolfatto, segretaria del sindaco Giornalisti del Veneto, il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti, ha letto il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fatto pervenire all’Unione cronisti in occasione della Giornata di Venezia: “Desidero esprimere i miei sentimenti di vicinanza e di solidarietà ai familiari, agli amici, ai compagni di vita e di lavoro, –ha scritto Mattarella - che hanno visto spezzare l'esistenza di un loro caro. La ricerca della verità, con tenacia, coraggio, intuizione, intelligenza, rigore, ha accompagnato l’impegno di persone consapevoli, che hanno messo la loro professionalità al servizio della crescita della società”.
“Oggi si sta ricreando, nell’indifferenza generale, lo stesso humus culturale ha ha dato origine alle tragedie che rievochiamo, e cioè l’emarginazione culturale dei giornalisti”. E’ l’allarme è stato lanciato da Alessandro Galimberti, presidente nazionale dell’Unione nazionale cronisti italiani. “Il ‘dagli ai cronist’'i’ – ha proseguito - non si vede solo a Ostia, a Ragusa o con Riina - ha sottolineato -, ma avviene da parte di un’intera comunità che si presenta come partito, invitando ad attaccare la casta o i cosiddetti magna magna. E’ il popolo della rete, delle fake news, delle minacce via Facebook, che determina le condizioni di insofferenza contro l’informazione e i giornalisti. Galimberti ha quindi spiegato il senso della Giornata: "rievochiamo ogni anno queste storie in quanto frutto del momento culturale del Paese. Oggi si sta ostinatamente creando questa situazione di isolamento del giornalismo e dei giornalisti”.
A Venezia sono intervenuti anche Paolo Borrometi e Federica Angeli, giornalisti minacciati dalla criminalità mafiosa e sottoposti ad una vita blindata, sotto scorta. “Ringrazio l’Unci – ha detto Borrometi – e non solo per l’invito ma per la vicinanza sincera dimostrata in questi anni e per la rottura del silenzio attorno ai giornalisti minacciati. La Fnsi si è costituita parte civile assieme all’Ordine nel processo per le minacce di morte ricevute. Vengo dalla provincia che ha pagato un prezzo altissimo, penso a Giovanni Spampinato. A pochi chilometri dalla Sicilia un’auto bomba ha fatto saltare Dafne, in Slovacchia uccisi Jan Kusack e la sua ragazza, le tracce in entrambi i casi partono dalla Sicilia. Abbraccio con il cuore tutti i familiari, vivo a Roma lontano dalla mia famiglia e so cosa significa vivere in queste condizioni lontano dagli affetti. Vi voglio dire che il nostro lavoro è mirato a far vivere ancora le vittime che ricordiamo con la Giornata della Memoria”.
Federica Angeli, cronista di Repubblica e membro della Giunta esecutiva dell’Unci: “Ringrazio l’Unci, la Fnsi e tutti coloro che sono impegnati nella organizzazione di questa giornata che è importante. Quando ho denunciato i fatti di Ostia non mi credeva nessuno, mi davano della pazza, dicevano di che volevo fare carriera. Fnsi e Unione cronisti mi sono stati vicini. Vivo sotto scorta, la mia vita è cambiata, raccontare la vita è bella ai miei bambini. Quelli che ho denunciato li hanno arrestati tuti per mafia. Cambiare è possibile. Grazie a tutti quelli che mi sono stati vicini e a chi ha creduto in me, ce l’abbiamo fatta”.
Momento di commozione, come tutti gli anni, quando si sono avvicendati sul palco i familiari delle vittime e che hanno raccontato le proprie esperienze di vita. Poco prima il vice-presidente nazionale dell’Unci, Leone Zingales, ha letto i nomi e i cognomi dei colleghi uccisi da mafie, terrorismo, in missioni umanitarie, in zone di guerra. Una lettura che è stata accompagnata dalle note tratte dalle “quattro stagioni” di Antonio Vivaldi.
In prima fila la vedova e le figlie della guardia giurata Franco Battagliarin: Mara Battagliarin si è commossa per il ricordo del papà: “Mi fa piacere – ha detto tra le lacrime -ma non ho parole e vi ringrazio”.
Giovanni Impastato: “Attraversiamo un periodo brutto. Abbiamo sentito Federica Angeli e questo mondo storto ci fa passare la voglia. Ma oggi siamo più forti di prima.
Mimma Barbaro-Alfano: “Fino a che avrò un filo di voce sarò qui con voi e, se necessario, anche con la carrozzina. Beppe era un professore di scuola media con l’hobby del giornalismo, non era un eroe ma un uomo comune con la testa alta e che aveva una sua idea di legalità mai girarsi dall’altro lato. Era stato minacciato e gli avevano promesso 20 milioni per smettere di scrivere inchieste. Rispose che la sua dignità ed il suo lavoro non avevano un prezzo e aggiunse che non si sarebbe fermato”.
Giuseppe Andreozzi, genero di Giuseppe Fava: “Questa Giornata non è mai banale. Qui si vivono momenti densi di significato che toccano anche il cuore. Grazie”.
Mariella Sandrin, vedova di Guido Passalacqua: “Oggi sono stata toccata dalla testimonianza di Angeli e Borrometi. Ho trovato Federica encomiabile e ho ritrovato le stesse cose di Guido, anche noi da fidanzati eravamo sotto scorta , cambiavano casa all’improvviso. Dico sempre che dobbiamo stare assolutamente attenti e vicino a che fa questo lavoro. La democrazia si difende così, la mafia è ovunque anche in Lombardia e anche in Trentino Alto Adige, anche laddove non è ancora venuta fuori . La stampa è messa sotto attacco, anche nell’ultima campagna elettorale si sono sentite cose bruttissime”.
Giampaolo Necco, fratello di Luigi, scomparso poche settimane fa a Napoli: “Oggi ci sarebbe dovuto essere qui Luigi a parlare o almeno la figlia Alessandra a parlare di lui. A Luigi spararono nel 1981 prima di una partita dell’Avellino. La prima cosa che fece dopo essere stato ferito, telefonò ai familiari e disse ‘sto bene sono cosciente mi fa male la gamba’. Mesi prima aveva fatto la trasmissione Nord chiama sud sui legami tra imprenditori camorra e calcio. Lo disse anche a 90° minuto, questo gli costò l’attentato. Grazie all’Unci per questa Giornata della Memoria”.
Fulvio Alfano: “Avevo 10 anni quando uccisero papà. Oggi la politica non pensa più alla tutela della libertà di stampa. Spesso rileggo i 108 articoli di papà, dicevano il professor Alfano, dire che era un giornalista dava problemi. Oggi i miei coetanei dicono di lui ‘era un fimminaro’. C’è ancora molto da fare dalle parti di Barcellona. La città sta ancora nella sua conca, poche le eccezioni. Noi ancora oggi viviamo l’isolamento, lo vedo con mia sorella, il testo antimafia votato è rimasto in un cassetto, sono coriandoli, Beppe Alfano indagò sui traffici d’armi e sulla presenza dei servizi deviati a Barcellona. Mio padre aveva scoperto cose che gli sono costate la vita , e dico che ha fatto bene. In questi anni in pochi ci sono stati vicini. L’Unione cronisti ci è stata accanto, con l’instancabile Leone Zingales in prima fila, e di ciò vi ringraziamo”.
Nel corso dell’evento è stato proiettato un video realizzato dalla giornalista piemontese Federica Bosco sul Giardino della Memoria di Palermo, il sito confiscato alla mafia e gestito da Unci e Anm, dove cronisti e magistrati dedicano gli alberi a tutte le vittime della mafia: <L’idea di Leone Zingales- ha detto il presidente della Fnsi,Giuseppe Giulietti – è straordinaria. Invito tutti a visitare questo Giardino che emoziona e attira>.
All’evento di Venezia sono intervenuti anche l’assessore regionale Cristiano Corazzari ed il vice-presidente del Consiglio regionale veneto, Bruno Pigozzo: “creare i presupposti perché la verità prevalga – ha detto Pigozzo - è talvolta doveroso stare in silenzio perchè la verità prevalga”.
La Segretaria del Sindacato Giornalisti del veneto, Monica Andolfatto, ha detto che “questa Giornata non è una celebrazione ma una testimonianza viva e militante per ricordare il sacrificio di chi è morto o è stato ferito da mafie, terrorismo, criminalità svolgendo il mestiere di giornalista”.
Così la vice-sindaca di Venezia, Luciana Colle: “Per il giornalista è un compito sempre più difficile discernere la bontà della fonte. C’è il rischio delle fake news e della diffusione di notizie distorte. Sappiate trasformare la penna in strumenti di verità , il miglior modo per rendere giustizia a chi ha perso la vita”.
Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori, dopo avere ringraziato l’Unci per aver scelto Venezia, ha detto che “per noi giornalisti questa giornata è un patrimonio e ci fa riflettere su come sta cambiando la professione”.
E’ intervenuto anche Roberto Papetti, direttore del Gazzettino: <Mai pensare che il problema riguarda altri . L’insidia contro l’informazione corretta è sempre presente questa giornata deve farci riflettere”.
Così il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna: <Un sentimento di inadeguatezza parlare dopo questi interventi e dopo la lettura di tutti i nomi. Il nostro animo è pervaso da gratitudine e di inadeguatezza appunto, di fronte ai familiari delle vittime. Vedo Giampaolo Necco in prima fila, fratello del mio collega colpito dalla camorra nel 1981. Ricordo con particolare fatica la telefonata che ricevetti nel settembre 1985 “ciao Carlo, hai saputo di Giancarlo? È stato ucciso. Io all’epoca facevo l’avvocato e stavo andando in tribunale, avevo lavorato con lui al giornale Il lavoro nel Sud. La cosa che mi fa piacere sottolineare p la costanza dell’esserci. La democrazia muore nell'oscurità, nei confronti dei colleghi più esposti abbiamo il compito di tornare in quei posti e raccontare quei fatti per non lasciarli soli. Grazie all’Unci per il continuo esercizio della Memoria che viene alimentato da momenti come questo di Venezia” .
L’ideatore della Giornata della Memoria, il vice-presidente nazionale dell’Unci, Leone Zingales: “Oggi tutte le organizzazione giornalistiche sono vicine ai giornalisti minacciati. Qualche anno addietro non c’era la compattezza di oggi. Noi dell’Unci abbiamo iniziato 15 anni fa assieme a pochissimi altri, poi siamo stati seguiti da tutti C’erano le prime avvisaglie in termini di intimidazioni e minacce e lanciammo l’allarme. Oggi c’è indubbiamente un passo in più. Non far sentire soli i nostri colleghi è l’imperativo categorico che deve essere raccolto da tutto il mondo dell’informazione”.
Così Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi: “Grazie sarà la parola chiave del mio intervento. Il primo ai tre bambini e al marito di Federica Angeli, infatti ci sono le famiglie dietro queste vicende. Qui il dolore è trasformato dall’impegno di chi coraggiosamente va avanti con la schiena dritta . La mamma di Ilaria alpi ci dice grazie, per lei abbiamo solo fatto una cosa, accompagnata in tribunale. non è insignificante impedire che il ricordo di una persona e la loro storia vada perso. Non sopporto più sentire dire che questa è retorica e tempo perso, questi sono giornalisti che fanno ancora domanda. C è una area grigia del silenzio, la mafia quando lo sente colpisce. Non voglio parlare di chi va a piangere ai funerali, tragedianti che compaiono solo dopo la tragedia,
Grazie alla famiglia Battagliarin, grazie alle scorte. Illuminare i cronisti non basta. Bisogna illuminare anche i poliziotti, i sindaci coraggiosi, ci sono politici che rubano e no, giornalisti che fanno inchieste e chi non ha mai fatto una domanda, chi parla per categorie è un cialtrone, la denuncia implica il coraggio di fare nomi e cognomi. Colpendo i giornalisti che indagano sui regimi, sulle mafie, sulla corruzione si colpisce il diritto dei cittadini a essere informati. Difendere questi giornalisti significa difendere la democrazia”.
Lo scoop non è chi arriva prima ma chi da un contesto al testo, è una cosa diversa dal lanciare 5 righe. Alla mafia dà fastidio i microfono quotidiano di Impastato, non l’urlo di piazza con i picciotti che ti battono le mani. La Giornata non è retorica ma impegno per il futuro.
Il vice-presidente della Camera dei deputati, Ettore Rosato, ha diffuso una nota stampa, in cui sottolinea che “ricordare i giornalisti uccisi a causa del loro lavoro dalle organizzazioni mafiose e terroriste e celebrare la giornata mondiale della libertà di stampa non è solo un obbligo civile e morale, ma è un dovere per le istituzioni repubblicane nel solco del nostro dettato costituzionale”.
Anche il presidente dei deputati del Pd, Graziano Delrio, ha diffuso una nota stampa in cui ha affermato che “tenere alta la memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo è un dovere ed un obbligo delle istituzioni repubblicane e di tutte le donne e gli uomini che hanno a cuore le sorti stesse della nostra democrazia”. Un paio di anni fa, Delrio, in qualità di ministro, ha visitato il Giardino della Memoria di Palermo e ha definito il sito “straordinario luogo di riflessione”.
La Giornata della Memoria dell’Unci è stata la prima manifestazione che ha ricordato in contemporanea tutti i giornalisti vittime di violenza ed è stata celebrata per la prima volta a Roma nel 2008. L’anno successivo si è svolta a Napoli, nel 2010 a Milano, nel 2011 a Genova, nel 2012 a Palermo, nel 2013 a Perugia, nel 2014 a Cagliari, nel 2015 a Firenze, nel 2016 a Reggio Calabria e nel 2017 a Torino.