Giovedì, 18 Aprile 2024 04:57
ANDREA CASALEGNO: MIO PAPA’ CHIEDEVA CHE GLI ORGANI DELLO STATO INTERVENISSERO CON SEVERITA’ CONTRO CHI VIOLAVA LA LEGGE
Il 3 maggio al Teatro La Fenice di Venezia si celebra l’XI^ Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo. Sarà ricordato anche il vice-direttore de La Stampa, Carlo Casalegno, ucciso dai terroristi nel 1977. Oggi interviene il figlio Andrea Casalegno
Il prossimo 3 maggio si svolgerà a Venezia l’11esima edizione della Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, manifestazione promossa dall’Unione nazionali cronisti italiani in collaborazione con il Sindacato giornalisti del Veneto e con l’Ordine dei giornalisti del Veneto. L’evento, che si svolgerà nella suggestiva cornice dello storico Teatro La Fenice, è stato inserito nella formazione professionale ed avrà inizio alle ore 9,30. Vi parteciperanno il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ed il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna. Introdurrà i lavori, dopo i saluti delle autorità, la segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto, Monica Andolfatto. La Giornata si chiuderà con l’intervento del presidente nazionale dell’Unci, Alessandro Galimberti.
A Venezia sarà ricordato anche il giornalista Carlo Casalegno, ucciso dalle Brigate rosse a Torino nel 1977. Lo ricorda il figlio Andrea:
“Ringrazio l’Unione cronisti e gli organizzatori tutti della Giornata per il pensiero costante di ricordo di mio padre, Carlo Casalegno, il vice direttore de ’La Stampa’, colpito alla testa il 16 novembre 1977 da un commando delle Brigate rosse, e morto in seguito alle ferite tredici giorni dopo. Mio padre firmava ogni settimana una rubrica di politica interna, ‘Il nostro Stato’, in cui prendeva posizione su tutti i problemi del momento. Chiedeva che gli organi dello Stato intervenissero con severità contro chi violava la legge, dall’estrema destra o dall’estrema sinistra, ma anche contro i primi casi acclarati di corruzione politica. Chiedeva che lo Stato reagisse con fermezza, ma senza ricorrere a leggi speciali e tanto meno provvedimenti liberticidi. Proprio per questo venne individuato e colpito dalla sedicente ‘lotta armata’. Gli estremisti intendevano sottrarre al nostro Stato gli uomini migliori, come fecero pochi anni dopo quando individuarono e uccisero i magistrati progressisti Alessandrini e Galli”.